Si è parlato spesso negli ultimi mesi del costo del Parlamento, dei metodi che si potrebbero attuare per dimezzare le spese politiche. Sicuramente una delle voci più auspicate dagli italiani, è quella della diminuzione di deputati e senatori: in principio si era chiesto a gran voce che i vitalizi di questa “casta” fossero diminuiti, ma anche l’idea di tagliare una buona percentuale è molto apprezzata dagli italiani. Molti deputati e senatori inoltre, hanno un “doppio lavoro“: la quota corrisponde quasi alla metà dei parlamentari, sono 446, di cui 270 deputati e 176 senatori, sui 945 eletti totali. Ovviamente doppio lavoro e doppio reddito: è inevitabile, sono sicuramente fra i parlamentari con le dichiarazioni dei redditi più alte ma nello stesso tempo anche quelli con più assenze in aula. E non potrebbe essere altrimenti: hanno il 37% di assenteismo, un fattore normale se consideriamo che nessuno può essere in due posti contemporaneamente. Fra loro si annidano giornalisti, avvocati, dirigenti, imprenditori, docenti universitari e medici: un quadro totale di professioni molto stimate e sopratutto molto retribuite. Di recente, nell’ultima manovra finanziaria di agosto, è stato inserito l’articolo 13, che prevede : “per deputati e senatori che svolgano attività che fruttino loro un reddito pari o superiore al 15 per cento dell’indennità della carica parlamentare, essa venga dimezzata”. Dunque escludendo i vari rimborsi e vitalizi di cui hanno diritto i parlamentari, chi oltre al ruolo di parlamentare svolge una attività professionale è “costretto” a rinunciare a metà dell’indennità, dunque poco meno di tremila euro. Nulla in confronto ai redditi provenienti dalle attività professionali, che superano ampiamente ce le centinaia di migliaia di euro.
Pietro Gugliotta